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1945-1948: una storia unica al mondo.


La casa dei “Bambini di Selvino”. Il luogo della memoria

Centinaia di bambini orfani ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio, devastati nel corpo e nello spirito, a Selvino hanno ritrovato il piacere della vita, del gioco, della scuola.

 

Molti di loro, andati a vivere in Israele nel kibbutz Tzeelim, hanno fatto ritorno a Selvino nel 1983. Allora venne stabilito il gemellaggio fra la città di Selvino e il kibbutz Tzeelim. Una targa di metallo dorato fu apposta ai muri di “Sciesopoli”: “In questa casa a Selvino sono stati accolti nel periodo 1945-1948 circa 800 bambini e ragazzi scampati allo sterminio, reduci dai ghetti e dai campi della morte. Qui hanno ritrovato la gioia di vivere e la fiducia nell’uomo di cui erano stati privati. Qui hanno appreso la lingua dei loro antenati, la lingua della Bibbia. Qui sono stati preparati a una nuova vita nella loro patria, Israele. Qui hanno imparato a conoscere e amare il cuore generoso del popolo italiano.

 

Nell’aprile 2016 è stato rinnovato questo gemellaggio tra Selvino e Tzeelim dopo che nel settembre 2015 alcuni dei Bambini di Selvino (con figli e nipoti) erano tornati a Sciesopoli, in occasione di un grande ed emozionante convegno.
Per la colonia “Sciesopoli” di Selvino passò la maggior parte dei profughi bambini ebrei. Accoglienza fu il motto di Selvino democratica e antifascista in risposta contro ogni forma di razzismo e di antisemitismo.

Il Mu.ME.Se.

Luogo di rinascita

Per un paradosso della storia, il grande edificio disegnato dall’architetto Paolo Vietti Violi nel 1932, dove si educavano i giovani al fascismo, è diventato il luogo di rinascita delle vittime di quella stessa ideologia.

Dopo il 1948 Sciesopoli ha continuato a svolgere un ruolo importante come colonia estiva e, durante l’anno scolastico, anche come scuola materna ed elementare: si calcola che nell’arco di quasi quarant’anni abbia ospitato almeno 50.000 bambini.
La colonia è stata chiusa nel 1985, ma non si è mai esaurito il ricordo di questa storia, tenuto vivo dai selvinesi, dai testimoni diretti e dai loro eredi.
Con la scomparsa di molti dei bambini vissuti a Sciesopoli, si è sentita la necessità di raccogliere le loro storie con libri, ricerche, documentari, mostre, attività, culminati nel settembre del 2015 nel grande incontro per i settant’anni della presenza ebraica.

 

Un Museo per tenere viva la memoria e la speranza

Con questo Museo la storia dei “Bambini di Selvino”, che a Sciesopoli hanno ritrovato la loro infanzia rubata, è messa a disposizione di tutti per mantenerne viva la loro memoria e il loro messaggio di speranza.
Questo è un fondamentale passo per riportare l’edificio di Sciesopoli alla vita e alla sua vocazione assistenziale e sociale, nel prendersi cura dei minori e delle persone bisognose, affinché torni ad essere la grande “Casa dei Bambini di Selvino”.

ANNIVERSARIO DI “SAESOPOU” (1945 – 2015)

Sono passati i giorni,
e gli anni, tanta neve è caduta sui sentieri
dell’immenso parco
e mille foglie d’autunno hanno accarezzato la solitudine
di quelle vecchie mura. La pioggia ha rigato come lacrime
te vuote finestre
che ancora tremano al vento freddo di gennaio. L’enorme Palazzo è ancora là. poco dietro i nostri ricordi,
guscio vuoto di una vita ritrovata e perduta. Sono passati gli uomini,
e le loro storie, tanti bambini sono volati oltre l’azzurro,
oltre il tempo. Di loro solo gli occhi
spiccano ancora lucenti dietro le fotografie ingiallite, una cornice sbiadita a far da scudo
all’Orrore, La Sciesopoli offre il suo passato lacerato fino al cuore trafitto
dal filo spinato,
ombre e luci che evocano speranze di bimbi
sulle pareti sbrecciate. Laggiù, sull’arco fondo della Vita,
palpita un nuovo giorno
da costruire insieme, le mani di migliaia di piccoli cuori
sempre intrecciate,

(AURORA CANTINI)